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Indipendenza Catalunya: il sogno che sta diventando incubo

Sono passati 16 giorni dalla data fatidica del 1 ottobre, giorno nel quale molti catalani, nonostante il divieto del Governo di Madrid, sono andati alle urne a votare per il referendum sull’indipendenza della Catalunya. Cosa è successo quel giorno? Le foto e i video che ritraggono la Guardia Civil usare violenza gratuita contro i manifestanti li abbiamo visti tutti. La violenza non è mai giustificata, soprattutto durante manifestazioni pacifiche, con gente con le mani alzate che grida una sola frase fino allo sfinimento: QUEREMOS VOTAR (vogliamo votare)! Nei giorni seguenti, si sono scatenate parecchie polemiche per la condotta della Guardia Civil e dei loro “poco convenzionali” metodi contro la popolazione inerme e disarmata.

Post referendum - aspassoperlaspagna.it

Indipendenza Catalunya: come ha reagito Madrid?

I due discorsi più attesi e più importanti erano quelli del Primo Ministro, Mariano Rajoy, e dal re, Felipe VI. Entrambi hanno sostenuto la loro tesi e confermato il loro appoggio a quei catalani che si sentono anche spagnoli e che non vogliono l’indipendenza. La cosa scandalosa è stata il fatto che nessuno dei due abbia condannato le violenze della Guardia Civil che hanno causato circa 900 feriti, cosa che ha indignato, invece, molte persone dentro e fuori la Spagna.

Indipendenza Catalunya: i risultati del referendum

I risultati del referendum hanno confermato i seguenti dati: oltre 2 milioni di votanti (su una popolazione totale di 7,5 milioni, dalla quale si devono escludere minori di 16 anni e inabilitati al voto), dei quali il 90% si è espresso a favore del sì. Insomma, una vittoria schiacciante! E’ per questo che il Governatore della Catalunya, in tarda serata, ha espresso la sua volontà di portare i risultati in Parlamento dove avrebbe dichiarato l’indipendenza perché era quello che “i catalani volevano”. Ma i risultati possono essere considerati validi? Ovviamente NO! Non bisogna essere un esperto di diritto per capire che il risultato sarebbe stato ovviamente quello. Sapendo che il referendum era illegale, chi di quelli che avrebbero votato no, sarebbero andati a votare rischiando anche ripercussioni fisiche? Avreste mandato vostra moglie incinta o i vostri genitori anziani a votare dopo aver visto in TV tutto quello che stava succedendo? Il referendum è stato svolto in un clima completamente ostile e senza la reale possibilità di espressione (e non di certo per colpa di chi era a favore del sì).

Indipendenza Catalunya: il prezzo da pagare

Non sono, però, tardate a cadere le prime teste. Vogliamo parlare di Josep Lluis Trapero, capo dei Mozos (diventati “famosi” solo poche settimane prima, durante l’attentato di Barcellona) che rischierebbe fino a 15 anni di carcere per non aver svolto il “suo lavoro” ovvero quello di fermare, insieme ai colleghi della Guardia Civil, l’organizzazione del referendum? Ieri, poi, sono stati arrestati Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, capi delle organizzazioni indipendentiste Anc e Omnium, con l’accusa di sedizione ovvero tentato colpo di stato.

San Trapero - copyright tvboy.it

San Trapero – copyright tvboy.it

Indipendenza Catalunya: cosa succede ora?

Lunedì 9 ottobre alle 18:00, Carles Puigdemont, Goveratore della Catalunya, era atteso al Parlamento catalano per ufficializzare i risultati del referendum e dichiarare, come molti si aspettavano, l’indipendenza unilaterale della regione. Si è capito che qualcosa non andava come previsto quando la sessione è stata rimandata di un’ora, con la motivazione di essere riuniti con mediatori internazionali per risolvere nel modo più pacifico possibile la situazione. Puigdemont ha iniziato a tirare un po’ il freno a mano e ha chiesto del tempo per cercare di trovare una soluzione con il Governo di Madrid. Sarà stato influenzato dalla fuga delle tante imprese che hanno trasferito la loro sede sociale dalla Catalunya (con conseguente perdita di capitali e di posti di lavoro) o dalla mezza guerra civile che si stava scatenando fra i catalani che volevano l’indipendenza e quelli che non la volevano? Rajoy, da parte sua, ha minacciato di applicare l’articolo 155 della Costituzione che recita:

Si una Comunidad Autónoma no cumpliere las obligaciones que la Constitución u otras leyes le impongan, o actuare de forma que atente gravemente al interés general de España, el Gobierno, previo requerimiento al Presidente de la Comunidad Autónoma y, en el caso de no ser atendido, con la aprobación por mayoría absoluta del Senado, podrá adoptar las medidas necesarias para obligar a aquélla al cumplimiento forzoso de dichas obligaciones o para la protección del mencionado interés general.

ciò significa che nel caso in cui una Comunità Autonoma non rispetti la Costituzione, Madrid, dopo aver cercato di risolvere la situazione con il Presidente della Comunità, può destituire il Governo e annullare l’autonomia della Comunità stessa, con la motivazione della difesa dell’interesse pubblico. Puigdemont, ora, chiede due mesi di tempo per cercare di trattare, ma l’ultimatum per l’attuazione di tale articolo scadrà giovedì 19 ottobre.

Non ci resta che aspettare e sperare di vedere se questo sogno (per alcuni) si trasformerà in un incubo per una regione che è sempre stata pacifica, ma soprattutto unita.

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