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La rivincita degli stranieri

Quando si va all’estero, una delle paure più comuni è quella di non essere in grado di riuscire a comunicare in un’altra lingua. Non sapersi esprimere o parlare perfettamente, ma non riuscire a capire quello che ci viene detto perché chi parla va come un treno o perché ha un accento strano, non importa. Non si comunica e basta.

Sicuramente a molti, se non a tutti, è capitato di essere andati all’estero e di esservi sentiti un po’ “sottovalutati” perché stranieri. Aspettate, mi spiego meglio. Non vi è mai successo che qualcuno ha provato a fregarvi, ad esempio farvi pagare di più o farvi pensare che non avevate capito quello che in realtà volevano dire, quando invece avevate capito perfettamente?

Vi voglio raccontare questo episodio che per me è stato molto importante: la mia rivincita come straniera!

Ero a Madrid, al museo Reina Sofia. Avevo già studiato spagnolo un mesetto a Barcellona a gennaio e adesso, che ero in ferie, stavo passando una settimana in un’altra scuola della capitale per migliorare il mio spagnolo. In quel museo c’era un’unica cosa che mi interessava: il “Guernica” di Picasso, un quadro stupendo di cui mi ero innamorata anni prima. Volevo fare una foto, ma il guardiano del museo mi aveva detto che non era assolutamente possibile farla (neanche senza flash) e mentre me ne stavo andando tutta triste, vedo che qualcuno, da una stanza vicina, ne aveva appena scattata una. Ma come? Lui si e io no? Il trucchetto era semplice: non si poteva fare una foto direttamente nella stanza in cui c’era il quadro, ma si poteva fare se si scattava stando nella stanza di fronte (vabbè, andate voi a capire!). Niente di più facile, ma diventa un’impresa immensa se hai una macchina fotografica digitale (era il 2010) e sei alta 1.60! Troppa gente davanti, tutti ad ammirare il quadro. Appena vedo che la gente inizia ad andare via, chiedo a un ragazzo (l’unico ostacolo fra me e il mio oggetto del desiderio) se per favore può spostarsi leggermente in modo che possa fare la foto.

In quel momento sento urlare! Il guardiano viene verso di me tutto arrabbiato e inizia a gridarmi che non posso fare così, che la gente sta guardando il quadro, che questi stranieri qui e questi stranieri lì ecc… Vi dico la verità, se mi avesse urlato così in un’altra lingua sarei scappata dal museo piangendo, stile ragazza lasciata dal fidanzato in “Piccoli problemi di cuore”, ma invece la cosa ha fatto arrabbiare più me che ho ribattuto dicendogli che non stavo facendo niente di male e che stavo chiedendo solo una gentilezza al ragazzo. Morale? Sono stata lì ferma quasi due ore ad aspettare che, con il museo quasi chiuso, le persone uscissero e mi lasciassero finalmente fotografare. Ho poi salutato e ringraziato il guardiano (sotto gli occhi di due sue colleghe che se la ridevano alla grande) e gli ho detto: ¡Qué foto mas bonita acabo de tomar! (che bella foto che ho appena fatto!). Lui c’è rimasto un po’ male, non so se perché non si aspettava il saluto o perché non si aspettava che restassi due ore solo per fare una foto (e per non dargliela vinta!). Appena uscita dal museo, ovviamente, la prima cosa che ho fatto è stata bloccare la memory card in modo che non si cancellasse accidentalmente la foto (la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!) e poi ho fatto un gran sorriso e mi sono detta: alla faccia sua, ce l’ho fatta a tenergli testa!

Vabbè ma siete curiosi di vedere questa foto?

La rivincita degli stranieri - Guernica Reina Sofia

Il “Guernica” esposto al Reina Sofia

Questo episodio, anche se stupido o insignificante agli occhi di qualcuno, mi ha reso molto orgogliosa (molto di più di quando, anni dopo, ho passato il massimo livello DELE di spagnolo), ma soprattutto mi ha fatto pensare: “Poveri spagnoli! Se adesso imparo bene la loro lingua, chissà quanto rompiballe e polemica posso essere!”

Come dicevo, potrebbe essere una storia senza valore, ma ci ho ripensato molto quando, poche settimane fa ho fatto un viaggio a Monaco e non ho potuto ringraziare quell’amabile conducente di autobus che, nonostante, come una cretina, facessi il segno della croce e continuassi a dire “church” (l’hotel era vicino a una famosissima chiesa), faceva finta di non capire e rispondeva solo in tedesco. In quel caso non ho potuto ribattere niente, anche perché tanto non l’avrebbe capito.

Ricordiamocelo quindi, quando siamo scortesi con chi non parla la nostra lingua: prima o poi, saremo tutti stranieri!

PS = Per dovere di cronaca vi informo che non è più possibile fare foto al quadro in quanto l’area in cui si trova è tutta sottoposta a restrizione di essere fotografata 

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Commenti:

  • 25/04/2017

    Applausi! Non sopporto proprio questa cosa del credersi superiori perché indigeni! Ma santo cielo, lavori a contatto con i turisti, credimi la tua giornata sarebbe molto più serena se tu fossi simpatico e accogliente e non uno str….! Cooooooomunque, gli hai dato una bella lezione e la foto è STUPEFACENTE!!!

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