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Studiare a Granada: intervista a Camilla

Camilla oggi ci porta a Granada dove ha trascorso il suo periodo Erasmus per raccontarci la sua avventura e darci qualche consiglio 

Ciao Camilla! Oggi ci racconterai la tua esperienza Erasmus a Granada. Come mai hai scelto di trasferirti all’estero e come mai proprio in Spagna?

¡Muy buenas a tod*s! Grazie, innanzitutto, per avermi dato la possibilità di rivivere, attraverso questa intervista, uno dei periodi più belli della mia vita. Ho studiato Lingue e lo spagnolo è stata la mia prima lingua di specializzazione. Durante gli anni della magistrale mi chiedevo: che ispanista sarei stata senza la possibilità di praticare la lingua?

Conoscevi già Granada prima di abitarci? Perché l’hai scelta?

Non ero mai stata in Andalusia, all’epoca ero laureanda in SLTT all’Università de La Sapienza (Roma) e il mio professore, ai tempi relatore, propose a me e ad altre tre colleghe di partecipare a un bando Erasmus+ Traineeship facendo sorteggiare a ognuna di noi, una delle quattro città proposte dove inviare l’application. A me toccò Granada.

Che Università hai frequentato? Cosa ne pensi del loro sistema universitario? Che differenza trovi con l’Università italiana? 

Ho svolto la mia práctica (così si chiama il tirocinio che fai durante l’Erasmus) alla UGR, Universidad de Granada, Campus de Cartuja. Credo che il sistema accademico, ma anche quello scolastico in generale, sia di gran lunga più funzionale, orientato alle inclinazioni individuali, prospiciente cioè a immettere gli studenti nel mondo del lavoro. La differenza col sistema italiano sta sicuramente nella forma, la nostra molto più impostata. Il loro rapporto docente – studente è più alla pari del nostro. L’unico neo potrebbe essere l’inclusione, in Italia, almeno sulla carta, siamo messi meglio.

Dove hai imparato lo spagnolo? 

Ho imparato lo spagnolo a scuola, ho frequentato il liceo linguistico. Mi sono appassionata e quindi ho deciso di studiare Lingue e culture straniere in triennale e poi di optare per un curriculum unico alla magistrale in Scienze Linguistiche, letterarie e della traduzione, così da dedicare tutto il mio tempo a questa lingua che oggi ho la fortuna di insegnare a mia volta ai ragazzi della scuola pubblica italiana. In realtà, personalmente, studio e imparo ancora lo spagnolo, ogni singolo giorno. Perché la lingua è un qualcosa di fluido, di dinamico. Non è come una pagina di storia o di filosofia che leggi, ripeti e impari in una volta. È in continuo mutamento.

Hai trovato difficoltà nel comunicare con le persone del luogo o a svolgere gli esami universitari in spagnolo?

Non ho trovato alcuna difficoltà, chiaramente ho commesso errori e strafalcioni, ma noi italiani alla fine ci facciamo capire e al giorno d’oggi attraverso Google o Reverso, se non si conosce un termine sul momento, lo si può conoscere esattamente un attimo dopo.

Cosa ti mancava di più dell’Italia?

La risposta è scontata: mi mancava il cibo. La nostra pasta, la pizza, la mozzarella, i nostri sapori. È vero che in Spagna ci sono tanti ristoranti italiani, ma a Granada non sono così presenti come in altre città (come ad esempio Valencia o Madrid dove c’è un italiano su quattro). Però vi racconto una curiosità: sono stata lì nel periodo di Pasqua, buoni i PioIX per carità, ma vuoi mettere una Pasqua senza uova di Pasqua? Ecco quella è stata una cosa di cui ho sentito particolarmente la mancanza.

Durante il tuo Erasmus, hai visitato altre città? Quali consiglieresti assolutamente?

Sì, consiglio a tutti di farlo. Mi sono iscritta a Emycet, un’agenzia per ragazzi in Erasmus e ne ho approfittato per visitare tutti i posti limitrofi a prezzi stracciati. Sono stata a Siviglia, Córdoba, Málaga, Gibilterra e persino in Marocco. Se la permanenza a Granada supera la settimana, consiglio assolutamente di visitare i paesini de L’Alpujarra. Pampaneira mi è rimasto nel cuore, un gioiellino di montagna di duecento abitanti, con casette bianche, strade strettissime e vista mozzafiato, ma c’è anche Lanjarón dove sgorga l’acqua (a mio avviso) più buona della Spagna (non me ne vogliano i madrileños), Bubión e tanti altri.

Raccontaci qualcosa di interessante o particolare su Granada…

Granada ha un potere magico. All’inizio ti sta quasi antipatica soprattutto per chi è abituato a città aperte da cui vedere il mare. Granada è una città interna, con inverni rigidi, ma ha mare e montagna molto vicini. All’improvviso, ti irradia e ti rapisce con la sua magnificenza e se ti entra nell’anima non va più via. La storia ci insegna che Granada è stata l’ultima città che riconquistarono i Re Cattolici agli inizi del 1500, quindi è quella che rimase più impregnata dall’impronta mozárabica. Ha un’architettura araba straordinaria che si sposa con quella romana in un connubio di culture e religioni unico. Granada, infine, ha un odore particolare. Per le strade si respira profumo di mandorle tostate e odore di pelle di cammello. Un aroma inconfondibile. Ci sono tantissimi “miradores” da cui apprezzare la città, tanti musei (anche gratuiti). Il mio consiglio è di iscriversi subito all’ufficio turistico di Granada presentandovi come studenti Erasmus, perché così si ha accesso gratuito a tutti i monumenti e musei della città in alcuni giorni prestabiliti del mese. Per la Alhambra consiglio di acquistare i biglietti dopo mezzanotte perché è l’unico orario in cui si riescono a trovare posti liberi. Ah, ovviamente Granada es tierra de cucarachas, questo va detto ma lascerò il finale aperto all’immaginazione.

Qual è il tuo monumento o luogo preferito di Granada? Perché? 

È una scelta ardua alla quale non riesco a dare una risposta netta. Ogni luogo lascia un segno. Il mio luogo preferito è stato sicuramente l’Albaycin: il quartiere arabo che si snoda su una scalinata di pietre e tufo, ai cui estremi spuntano teterie di ogni tipo e negozi di artigianato arabo. Quando avevo tempo libero andavo sempre lì, da sola, con gli amici, con i colleghi, era il posto in cui andavo con più piacere. Il mio passaggio obbligato era la tetería in cui entravo e sedevo su comodi cuscini, circondata dagli aromi esalati dalla shisha, sorseggiavo tè e degustavo i dolci tipici della cultura musulmana, uno più buono dell’altro. El Paseo de Los Tristes, la Alhambra e il Generalife fanno parte sicuramente della top ten, ma ci sarebbe una lista infinita. Spero che la mia esperienza possa essere utile a chi dovrà trascorrere un periodo di studio o di lavoro lì. Granada mi è rimasta nel cuore anche perché mi ha regalato il mio migliore amico. Mi ha fatto conoscere Nico, un amico leale e sincero con cui ho condiviso i mesi del mio Erasmus e si sa che gli italiani all’estero quando si conoscono fanno famiglia e noi lo eravamo. L’anno successivo dovevamo vederci in Italia e il mese precedente al nostro incontro lui è venuto a mancare a causa di un incidente. Quindi nei miei ricordi granadini c’è sempre lui ed è per me una grande gioia poterlo ricordare.

Grazie mille per la tua disponibilità e per averci aperto il cuore

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