logo def

Studiare a Barcellona: intervista a Michele

Barcellona è una delle principali città spagnole, meta ambita di studenti e non, anche solo per viverci qualche mese. Michele, dopo averci passato il periodo Erasmus, ci racconta la sua esperienza.

Ciao Michele! Oggi ci racconterai la tua esperienza Erasmus a Barcellona.
Come mai hai scelto di trasferirti all’estero e come mai proprio in Spagna?
¡Hola a todo el mundo!, o meglio ancora ¡Hola a tothom! dato che ci troviamo in Catalogna, mi chiamo Michele 🙂 Cara Stefania, per risponderti a questa domanda faccio un piccolo excursus. Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per viaggiare e per le altre culture e lingue straniere, così, nel momento in cui mi sono trovato a scegliere quale percorso intraprendere, senza alcun dubbio ho scelto questo magnifico mondo delle lingue. Ovviamente per riuscire a perfezionare una lingua straniera è necessario fare una “full immersion” nella lingua che si vuole approfondire. Nel mio caso la lingua in questione è stata lo spagnolo. Quindi, per ritornare alla domanda, la scelta di fare un’esperienza all’estero è stata proprio per immergermi non solo nella lingua spagnola (che poi vedremo che nel mio caso è stato forse più il catalano) ma anche nella sua caliente cultura. Avere un contatto così ravvicinato è stato molto interessante su vari fronti: in primis per riuscire a mettere in pratica le mie conoscenze e per “verificare” se ciò che si diceva sui libri corrispondesse alla realtà. In secondo luogo, abbiamo la particolare situazione in cui si trova la Catalogna con il suo caso di bilinguismo in quanto si parla sia lo spagnolo castigliano che il catalano. Infine, come terzo motivo direi la possibilità di aver potuto fare ricerca per la tesi di laurea nella lingua in cui mi sono proprio laureato.

2) Eri già stato a Barcellona prima di abitarci durante l’Erasmus? Perché l’hai scelta?
Prima della mia esperienza Erasmus a Barcellona, avevo già visitato la città per due volte, una per la gita scolastica in quinto superiore e l’altra con gli amici. Pertanto, possiamo dire che in entrambe le volte è stato più un viaggio di divertimento che un viaggio per studio. Ciò nonostante, ho avuto la possibilità di vedere la magia di Barcellona, perché Barcelona es todo. La sua particolare magia è quella di riuscire a racchiudere in una sola città tutte la varie tipologie di viaggio. Mi spiego meglio: Barcellona è divertimento grazie ai svariati locali che offrono la possibilità di vivere la cosiddetta movida; Barcellona è cultura perché ovunque si getti la sguardo si riesce a vedere la particolarità con cui i catalani vivono la loro situazione di bilinguismo; Barcellona è playa y sol con la sua Barceloneta; Barcellona è montagna con le sue attività di trekking per arrivare ad esempio al Collserola da cui si può ammirare un panorama mozzafiato di tutta la città; e per ultimo, Barcellona è arte, è la culla dell’arte architettonica con le sue attrazioni principali ma non solo. Infatti, definirei Barcellona come un museo a cielo aperto, in cui anche le viuzze e i vicoli diventano pura arte da ammirare. I palazzi sono dei veri propri monumenti. Quindi, per riassumere, non c’è nessun attività che non si possa fare a Barcellona ed è ammaliante vedere come in un’unica città si possa avere effettivamente tutto. Da qui il perché Barcelona es todo.

3) Che università hai frequentato? Cosa ne pensi del sistema universitario spagnolo? Che differenza trovi con quello italiano?

L’università spagnola in cui avevo vinto la borsa di studio è l’Universitat Ramón Llull nel corso di Relazioni Internazionali, che si trova proprio in centro, a 5 minuti a piedi dalla famosissima Plaza Catalunya. Parlando del sistema universitario spagnolo, c’è da dire che è nettamente diverso dal nostro. Innanzitutto partirei dal fatto che la maggior parte delle università sono private e in quanto tali offrono allo stesso tempo un elevata professionalità dei corsi. All’inizio mi sono trovato un po’ in difficoltà a capire il loro sistema ma poi mi sono stabilizzato, anche grazie al fatto che vivevo con due ragazzi catalani che mi spiegavano un po’ come funzionasse il tutto. Anche loro dividono l’anno accademico in due semestri alla fine dei quali si sostengono gli esami finali. La particolarità però sta nel fatto che durante il corso vengono assegnati dei compiti o progetti (chiamati assignement) da consegnare al docente entro una determinata scadenza. Ciascun assignment veniva poi valutato e assegnato un voto che avrebbe poi fatto media con l’esame finale. Anche in Italia abbiamo i parziali degli esami, ma questi devono essere considerati invece come dei veri e propri “compiti di scuola” (talvolta anche uno a settimana fino alla fine del corso). Detto ciò, si può dedurre che hanno più peso gli assignment che l’esame finale che è invece una sorta di formalità. Quindi è molto importante rispettare tutte le scadenze ed avere uno studio costante per tutto l’anno accademico. Questa è una situazione che varia da persona a persona, ma se posso dire la mia preferisco il nostro sistema di esami finali (soprattutto se si è studenti-lavoratori come nel mio caso!). Proseguendo, un’altra differenza è che i voti vanno da 0 a 10 e la sufficienza è 5 (e non 6 come ci verrebbe naturale pensare). Non esistono libri di testo ma si usano gli appunti delle lezioni e i vari assignement per esercitarsi e affrontare gli esami.

 

4) Dove hai imparato lo spagnolo?

La mia storia con lo spagnolo potremmo definirla come un amore a prima vista. È iniziata alle superiori, quando dovetti scegliere la seconda lingua straniera da studiare. All’inizio sì avevo quella curiosità per questa nuova lingua ma ancora non aveva suscitato niente in me, finché ci fu uno scambio interculturale con un’altra scuola superiore delle Gran Canarie. In pratica, per una settimana abbiamo ospitato uno studente spagnolo e per contraccambiare siamo stati ospitati a nostra volta. Questo è stato il vero e proprio full-immersion di cui parlavo all’inizio e qui più che mai dato che ho avuto la singolare opportunità di vivere in una famiglia spagnola, con le loro abitudini, i loro costumi e sedere a tavola con loro. Vedere come funziona la vita di un ragazzo della mia stessa età in quella realtà è stato estremamente formativo. Oggigiorno sono ancora in contatto con il mio compagno di scambio e giusto qualche mese è venuto a trovarmi dalle Canarie, dopo così tanto tempo! Tornando a noi, finite le superiori ho deciso di continuare lo studio dello spagnolo all’università e mi sono così iscritto alla facoltà di Mediazione Linguistica presso l’Università di Macerata. L’approfondimento della lingua è stato poi coronato da questa esperienza per la ricerca di tesi a Barcellona che ha alzato il mio livello linguistico. Altra motivo che mi ha aiutato a crescere a livello linguistico è stato quello di essermi trovato di fronte i diversi tipi di spagnolo. Grazie a questa esperienza ho avuto modo di vedere il castigliano e lo spagnolo latino (che è stato poi oggetto della mia tesi) incontrando molti ragazzi e ragazze soprattutto del Perù. Attualmente sono all’ultimo anno della magistrale in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria, ma già so che non mi fermerò qui…

5) Hai trovato difficoltà nel comunicare con le persone del luogo o a svolgere gli esami universitari in spagnolo? Per quanto riguarda il catalano, hai avuto problemi?

Bene, aspettavo questa domanda. Come già anticipavo, la Catalogna vive una forte situazione di bilinguismo e c’è una forte propensione verso la lingua catalana rispetto al castigliano. Prima di partire già avevo la forte idea di imparare il catalano. Chissà magari in un futuro prossimo mi troverò a vivere a Barcellona. Tra i vari corsi da scegliere all’università, scelsi anche il corso di lingua catalana che mi è stato super utile per potermi integrare al meglio a Barcellona. Inoltre, vivevo anche con due coinquilini catalani e questo mi ha permesso di accelerare il processo di apprendimento. Nel mio caso è stato abbastanza rapido in quanto avevo già un elevato livello di conoscenza dello spagnolo. Tuttavia, all’inizio si sono verificati degli episodi abbastanza ambigui perché nonostante parlassi in castigliano ricevevo riposte in catalano, quindi diciamo che è stato un po’ “confusionario”. Queste situazioni si presentavano in luoghi meno turistici e soprattutto nei pueblos, dove il “nazionalismo” dilaga di più.

6) Durante il tuo Erasmus (2021), lo stato d’emergenza Covid era ancora alto. Ci puoi raccontare come era la situazione in città e nell’università (ad esempio se le lezioni le facevi in presenza o meno)?

Sono partito in pieno periodo Covid, quando in Italia c’erano le zone rosse. Una volta arrivato a Barcellona mi sono trovato davanti una situazione nettamente migliore sia a livello di casi che a livello di restrizioni: negozi aperti, si poteva andare nei bar e nei ristoranti e soprattutto ci si poteva spostare. Ovviamente c’era sempre l’obbligo di mascherina e l’accesso limitato nei posti chiusi, però era sicuramente un piccolo passo verso la normalità. Per quanto riguarda l’università, invece, tutte le classi dei corsi venivano divisi in due gruppi (A e B) e le lezioni erano ibride. Un giorno andava presenziale il gruppo A e il gruppo B era a distanza, e il giorno dopo al contrario. Tuttavia, si poteva comunque scegliere di seguire completamente il corso a distanza, a discrezione del singolo studente. Per quanto mi riguarda ho cercato di andare presenziale il più possibile, anche per fare conoscenza con i miei colleghi di università. Naturalmente con l’avvicinarsi della fine del semestre e degli esami e con il miglioramento della situazione Covid, le lezioni sono tornate tutte in presenza. Devo dire che è stato organizzato in modo molto efficiente. 

7) Cosa ti mancava di più dell’Italia?

 A dir la verità non ho sentito questa grande distanza e differenza, soprattutto in tema di cibo. A Barcellona si trovano anche negozi che vendono solo prodotti italiani e la pasta si trova tranquillamente in tutti i supermercati. Inoltre, la comida española è davvero squisita e penso sia doveroso provare qualcosa di nuovo e di tipico quando si va all’estero. Ovviamente ciò che mi mancava di più era la mia famiglia, ma devo anche dire che ho fatto molte amicizie che mi hanno aiutato nei momenti in cui avevo più mancanza di casa. 

8) Durante il tuo Erasmus, hai visitato altre città? Quali consiglieresti assolutamente?

Durante il mio Erasmus ho avuto la magnifica possibilità di dare una vuelta por toda España. Oltre a visitare tutta la Catalogna e la sua Costa Brava (che ha davvero delle spiagge paradisiache), alcune delle città che ho visitato sono state Madrid, Valencia, Siviglia, Palma di Mallorca, Granada, Málaga. Tra queste, la città che secondo me merita tantissimo e che mi è rimasta davvero nel cuore, è stata Siviglia. Il cuore della cultura spagnola. L’architettura tralasciata dall’influenza araba è davvero ciò che la rende così caratteristica. Medaglia di argento, invece, la assegno a Madrid, la capitale della Spagna. Valencia anche è stata una pequeña Barcellona con la spiaggia e i locali. 

9) Raccontaci qualcosa di interessante o particolare su Barcellona…

Sono rimasto davvero stupito dalla semplicità con cui è possibile girare per Barcellona. Infatti, la città e divisa in tanti blocchi (che vengono chiamati manzanas perché hanno la forma di una “mela”) e pertanto è molto semplice riuscire ad orientarsi. Altra particolarità sono gli orari. I negozi non aprono prima delle 10, compresi i supermercati, e chiudono a tarda sera. Inoltre, ho trovato la città davvero pulita nonostante la sua grandezza e tutte le notti pulivano le strade. Parlando invece di tradizioni, quando sono andato a trovare le mie amiche durante il periodo natalizio e per passare il capodanno a Barcellona, anziché avere il classico Babbo Natale che porta i regali, i bambini catalani hanno il Caga Tío. Lo so, potrebbe sembrare una parolaccia, ma è invece il loro Babbo Natale. Basicamente è un tronchetto di legno travestito da Babbo Natale e i bambini devo picchiarlo con un bastone affinché defechi i regali (che sono in realtà nascosti sotto la veste). 

10) Qual è il tuo monumento o luogo preferito di Barcellona? Perché?

È una domanda davvero difficile a cui rispondere perché Barcellona è stupenda in tutte le sue sfaccettature, ma se proprio dovessi scegliere un posto speciale sono i Bunkers, cioè un mirador che si trova poco fuori il centro (ci si arrivare tranquillamente con il bus da Plaza Catalunya o con la metro) da cui si può godere una vista mozzafiato di tutta la città e vedere tutte le sue manzanas (cioè i vari blocchi di quartieri perché Barcellona vista dall’altro sembra una scacchiera). I tramonti dai Bunkers sono un qualcosa di indescrivibile. Il mio monumento preferito è la Casa Batlló che si trova lungo il Passeig de Gràcia. I suoi colori e la sua forma sono un qualcosa che mi lasciano ogni volta meravigliato. Inoltre, la Casa Batlló si veste di rose rosse nel giorno di Sant Jordi che sarebbe il nostro corrispettivo di San Valentino. Consiglio anche vivamente di visitare la Casa Batlló al suo interno perché non ne rimarrete delusi!

Grazie mille per la tua disponibilità!

CONDIVIDILO SUI SOCIAL

Facebook
WhatsApp
Telegram
LinkedIn
Twitter
Email

Lascia un commento